Pensieri e Istantanee di Francesco Mancini

... dove un sogno è ancora libero

Martedì, 27 Dicembre 2011 00:00

Tentativo invernale a Cima Lepri

La catena dei Monti della Laga è il rilievo arenaceo più alto dell'Appennino e il quinto gruppo montuoso per altezza dell'Appennino continentale dopo Gran Sasso, Maiella, Velino-Sirente e Monti Sibillini. Il territorio rientra all'interno del parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.

La catena corre lungo il confine tra l'Abruzzo, le Marche e il Lazio a cavallo tra le province dell'Aquila, Teramo, Ascoli Piceno e Rieti, per la lunghezza complessiva di 24 km.

È divisa a nord dai monti Sibillini mediante la valle del Tronto percorsa dalla via Salaria, e a sud dalla catena del Gran Sasso dalla suggestiva stretta valle del fiume Vomano che culmina a monte con il Passo delle Capannelle e con il Lago di Campotosto; oggi attraversata dalla Statale 80, un tempo era percorsa da un ramo dell'antica Via Cecilia di cui si sono trovate testimonianze.

Ciascun versante ha caratteristiche diverse: più aspro il versante marchigiano, a dirupi e a forte pendenza quello laziale, ondulato e dolce quello abruzzese. La linea di cresta inizia nelle Marche da Monte Comunitore, poi si innalza verso la cima di Macera della Morte (2073 m), punto di confine tra Marche, Lazio e Abruzzo e sale ancora fino ai 2458 metri del Monte Gorzano, il monte più alto della catena e vetta più alta del Lazio. Altre vette sono Cima Lepri (2445 m), Pizzo di Sevo (2419 m), al confine tra Lazio ed Abruzzo, Pizzo di Moscio (2411 m) e, infine, il più meridionale, Monte di Mezzo (2155 m). Sono presenti varie cascate di ghiaccio, anche notevoli.

Cima Lepri da San Martino

Difficoltà:

EE

Ascesa totale:

1 850m

Quota massima:

2 445m slm

Tempo di andata:

6 ore

Tempo di ritorno:

3 ore

Dalla chiesetta di S. Martino (che merita una visita) si imbocca la strada sterrata che parte a sinistra della chiesa. Senza possibilità di errore si segue sempre la strada fino al suo termine, sopra un’opera di captazione dell’ENEL. Dal termine della strada si segue il sentiero che, in breve, attraversa il fosso di S. Martino per poi risalire sul lato opposto, e proseguire per ampi prati fino ad un ampio costone erboso dal quale si gode di una bella vista sul Gorzano e dove il sentiero piega a sinistra e scende fino ad attraversare il fosso di Ciufficolle.

Al di la del fosso ha inizio una lunghissima traversata a saliscendi che, con alcuni tratti nel bosco e altri scoperti, supera il fosso della Corva e il fosso della Solagna e raggiunge il fosso di Selva Grande al di la del quale piega nettamente a destra e attraversa un tratto di faggeta molto bello e caratterizzato dalla presenza di numerosi tassi. Dopo una piccola radura (con veduta sul basso corso del fosso di Selva Grande) si piega a sinistra e dopo un tratto in discesa si raggiunge un bivio poco prima del fosso di Gorzano dove si abbandona il Sentiero Italia, seguito fin qui, e si piega a sinistra per il sentiero in salita (2 h dalla chiesetta).

Il sentiero, in comune con il percorso descritto per il Monte Gorzano,  risale fino a raggiungere una sella erbosa (Balzi Classette) dalla quale si può godere di uno splendido panorama sulla valle che sale alla sella della Solagna.

Seguendo il sentiero, sempre molto evidente, si scendono alcuni metri, si supera il fosso della Pacina (con i resti di uno stazzo e un bella cascata un po’ più in alto) e, quindi, si scende fino a raggiunge il fondo della valle di Selva Grande, pochi metri sotto la confluenza con il fosso Pelone.

Oltrepassato il torrente, inizia la lunga salita che conduce alla sella della Solagna (2221m slm; 2h 30 min dal bivio).

Dalla sella, si segue il sentiero a sinistra che, più o meno in piano, aggira il tozzo rilievo tra noi e il Pizzo di Moscio. Quando il sentiero inizia a scendere e si vede la sella tra il Pizzo di Moscio e il rilievo appena aggirato si traversa per prati puntando alla sella stessa, raggiunta la quale si piega a destra e si sale rapidamente fino alla vetta del Pizzo di Moscio (2411 m slm; 30 min da sella della Solagna).

Dopo aver goduto degli splendidi panorami sui Sibillini e sul Gran Sasso, oltre che sul Gorzano e sul lago di Campotosto, si prosegue lungo la cresta in direzione Est scendendo, in ambiente superbo, fino ad una sella erbosa, si aggira sulla sinistra un rilievo erboso e quindi si risale lungamente fino a raggiungere la vetta di Cima Lepri, seconda elevazione del gruppo (2445 m slm; 1 h da Pizzo di Moscio).

Per la discesa si scende, per comodi prati, lungo la cresta in direzione opposta a quella di arrivo. Poco prima di arrivare al vado di Annibale conviene seguire la traccia a sinistra che passa sotto il filo di cresta e raggiunge un incrocio di sentieri alcuni metri sotto il vado stesso.

Si imbocca il sentiero di sinistra, proprio sotto quello per il quale siamo arrivati, retrovertendo il senso di marcia. Si prosegue in debole discesa, superando la freschissima fonte Ranna, fino a raggiungere un ampio prato sub-orizzontale e ricchissimo d’ortiche dove un ampio e poco marcato crinale che scende da sopra si trasforma in un’aerea cresta (il Cavallo di Voceto) magnificamente inserita tra i fossi del Molinaro e di Iaccio Porcelli che scendono dal Pizzo di Sevo e da Cima Lepri, rispettivamente.

Si segue il crinale godendo delle numerose rapide e cascate che, molto più in basso di noi, scorrono su entrambi i lati fino a quando diviene troppo ripido per poter proseguire in modo comodo. A questo punto si piega a sinistra seguendo l’evidente sentiero e i molti segni che scendono fino al fondo della valle che arriva da Cima Lepri.

Attraversato il fosso si prosegue, con poca salita, traversando sul versante opposto fino a raggiungere degli ampi prati inclinati; scendendo sulla destra, si intercetta una malmessa strada sterrata che si segue fino ad un bivio con una strada più ampia dove si svolta a destra. Da qui, prendendo sempre a sinistra ai bivi, si raggiunge la chiesa di S. Martino.

Letto 1840 volte Ultima modifica il Martedì, 08 Novembre 2016 16:54
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