Pensieri e Istantanee di Francesco Mancini

... dove un sogno è ancora libero

Domenica, 12 Febbraio 2006 00:00

Quando una volta nevicava: Racchette in Gran Sasso

Campo Imperatore è un vasto altopiano, di origine glaciale e carsico-alluvionale, situato a circa 1800 m di quota in provincia dell'Aquila tra i territori comunali di Barisciano, Calascio, Carapelle Calvisio, Castelvecchio Calvisio, Castel del Monte, L'Aquila e Santo Stefano di Sessanio, nel cuore del massiccio del Gran Sasso d'Italia e all'interno del Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga[2]. È sede di importanti strutture culturali e sportive.

L'altopiano, tra i più vasti d'Italia, si estende per un massimo di 18 km in lunghezza e 8 km di larghezza sulla direttrice che va da nord-ovest a sud-est[2], per una superficie complessiva di circa 75 km² quadrati, a una altitudine variabile tra i 1460 m della Val Voltigno fino ai 2138 m della stazione meteorologica, ed è compreso nel Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Il noto alpinista Fosco Maraini lo paragonò, su piccola scala, alla valle di Phari Dzong, coniando il termine di Piccolo Tibet che è ancora oggi d'uso comune.

Campo Imperatore è delimitato a ovest da parte della dorsale occidentale del Gran Sasso con il Monte Scindarella e Monte Portella, a nord-est da parte della dorsale orientale del massiccio con i monti Aquila, Brancastello, Prena e Camicia e dal Corno Grande (nell'estremità nord-occidentale dell'altopiano, al confine con Campo Pericoli), a est dai monti Vito, Guardiola e Capo di Serre e a sud-ovest dalla catena formata da Montecristo-Fossa di Paganica e Monte Bolza che separa l'altopiano dal territorio di Santo Stefano di Sessanio e Calascio. I prodromi meridionali sono segnati dal Pian del Voltigno e il Vallone di Cretarola a sud di Fonte Vetica. I passi che lo delimitano sono Vado di Corno ad est, Vado di Sole e Valico di Capo La Serra a sud, Sella di Monte Aquila e Passo della Portella a nord.

Il territorio è quasi del tutto spoglio di vegetazione sia per la quota altimetrica abbastanza elevata sia per l'opera di disboscamento dei secoli passati. Dispone di una buona biodiversità arborea e aviforme con presenza di aquile, falchi, gracchi e numerose specie di passeriformi durante il periodo migratorio. È luogo di pascolo e refrigerio estivo per mandrie e greggi dei centri limitrofi come Castel del Monte, Calascio e Santo Stefano di Sessanio, nonché in passato luogo di riferimento per la pastorizia e la transumanza.

Tutto il perimetro meridionale della piana, a cavallo con la vallata di Barisciano e l'altopiano di Navelli, è caratterizzata da una decina di laghetti di forma semicircolare e modesta profondità la cui origine, meteoritica per alcuni, meteorica e legata all'influenza dell'uomo per altri, è ancora incerta[4]. Tra questi spicca il Lago di Pietranzoni posto al centro dell'altopiano con ampia veduta alle spalle del Corno Grande.

La parte nord-occidentale di Campo Imperatore, alle pendici del Monte Portella, è la più antropizzata ed è caratterizzata da strutture culturali, sportive e ricettive. A quota 2135 m di altitudine ha sede il Giardino botanico alpino di Campo Imperatore dedicato alla coltivazione e allo studio della flora d'elevata altitudine; a quota 2130 m sorge lo storico albergo dove nel 1943 fu tenuto prigioniero Benito Mussolini fino alla sua liberazione avvenuta il 12 settembre da parte dei soldati tedeschi guidati dal capitano delle SS Otto Skorzeny nell'ambito della celebre Operazione Quercia.

A quota 2138 m si trova la stazione meteorologica di Campo Imperatore, ufficialmente riconosciuta dall'Organizzazione Meteorologica Mondiale; infine a 2145 m si stagliano le cupole dell'Osservatorio astronomico, dotato di un telescopio di oltre un metro di diametro e gestito dalla sezione romana dell'Istituto Nazionale di Astrofisica. Nei pressi c'è la piccola chiesa della Madonna della Neve.

  Fonte Vetica è la zona sud-est di Campo Imperatore, attestata a una quota di 1532 m, e circondata sui versanti sud-occidentali del Monte Camicia dall'unica zona boschiva dell'altopiano (rimboschimento di pini e boschi di faggio) che si estendono fino a Vado di Sole, Valico di Capo di Serre e i contrafforti del Monte Bolza. È citata nella memoria locale per una tragedia avvenuta il 13 ottobre del 1919 quando una tempesta di neve, giunta in anticipo sull'inverno, causò la morte di un pastore, Pupo Nunzio di Roio, di due suoi figli piccoli e di cinquemila pecore del suo gregge. Ancor oggi vi è un monumento e una lapide commemorativa di questo episodio, opera dello scultore Vicentino Michetti. Nel 2006 il monumento è stato gravemente danneggiato da vandali

Nei pressi si trova, inoltre, la zona cosiddetta dei macelli in cui punti di ristoro fissi vendono salumi, insaccati, formaggi e carne fresca (tra cui i tipici arrosticini) da cucinare all'esterno in apposite aree attrezzate con tavoli, fornacelle, carbone e bombola per fare fiamma. È presente in zona anche l'omonimo rifugio appenninico. Da Fonte Vetica sgorga infine una sorgente d'acqua che alimenta l'impianto idrico del comune di Castel del Monte.

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