Il Monte Semprevisa (1536 m) è il rilievo più alto della catena dei Monti Lepini.
Situato nel Lazio, tra le province di Latina e Roma, confina a nord-ovest con i monti Caprea e Ardicara, a nord con il territorio di Carpineto Romano, ad est con il Monte La Croce, a sud con il territorio del comune di Bassiano e le propaggini minori della catena principale dei Lepini (M. Rotondilio, M. Fulcino, M. Forcino), a sud-ovest con il pianoro carsico di Camporosello.
Dalla cima e dalle creste più alte si ha una vista su buona parte dell'Agro pontino: il gruppo dei Monti Ausoni, il promontorio del Circeo, la città di Latina, i laghi costieri e le Isole Ponziane.
La via più breve procede da Bassiano lungo la strada per Camporosello - che è possibile tagliare con una scorciatoia che passa accanto ad alcune opere idriche; da Camporosello si sale fino alla sella della Semprevisa e di qui, attraverso una faggeta (seguire attentamente i segni perché è molto facile perdersi), fino alla vetta (2 ore e mezza da Bassiano).
Dal versante opposto, cioè da Carpineto Romano, è possibile salire attraverso il Pian della Faggeta e l'Acqua Mezzavalle, oppure dal Piano dell'Erdigheta.
Da Roccagorga, infine, si raggiunge la Semprevisa attraverso un lungo itinerario che tocca la Fonte dell'Arco, l'eremo di S. Erasmo e la cima del Monte Erdigheta.
Lungo l'itinerario di salita del versante di Bassiano si può trovare, a quota 1052 m, un vecchio rifugio di montagna: abbandonato fino al 2 maggio 2009, è stato battezzato da un gruppo di volontari "Rifugio Autogestito Liberamonte". La struttura è dotata di camino, suppellettili, stoviglie e riserva di legna, quest'ultima mantenuta dagli stessi ospiti del rifugio.
Composto da rocce calcaree, come tutti i Lepini, il Monte Semprevisa è interessato da fenomeni di dissoluzione carsica, il più interessante dei quali è l'Abisso Consolini, una grotta originata da carsismo sita poco a sud-est della vetta.
Continua la mia esplorazione di montagne più basse dopo anni e anni passati a quote superiori ai 2000m. Questo volta tocca ai Monti Lepini. Erano anni che li volevo conoscere e poi con l’amicizia di Luciano GRASSI e Augusto CATALANI che abitano nelle vicinanze e che mi avevano sempre parlato di queste montagne con tanto affetto non vedevo l’ora di salirci. Anche questo caso aspettavo il momento propizio che per me è rappresentato sempre dalla neve. Incredibilmente una perturbazione forse l’unica di questo non inverno arriva a toccare i Lepini portando delle condizioni invernali rare per questa catena montuosa che essendo così vicina al Mar Tirreno risente delle condizioni temperate del clima. La notte fra Giovedi e Venerdi arriva la neve anche copiosa ma che dura poco. Non voglio lasciarmi sfuggire questa occasione e la fortuna vuole che il Sabato che, per me solitamente è lavorativo, in questo caso è libero. Rimango affascinato dalle foto postate da coloro che hanno fatto il mio stesso ragionamento ma sono saliti subito di Venerdi e decido di salire. Breve giro di contatti con i miei primi compagni di avventure ed esplorazioni che sono da molto tempo il Caro Mirko PASTORE ed il nuovo Paolo DI BLASIO. Tutto coincide e sabato mattina molto presto siamo già alla base della partenza classica per salire sopra questa Montagna. La meta principale è quella più alta rappresentata dal Semprevisa ma ovviamente il mio senso di esplorazione del territorio non si accontenta della Cima più alta ma vuole approfondire tutte la catena per cui dopo attento studio decido di fare una vera e propria traversata per attraversare quasi tutta la catena montuosa passando anche per il famoso Monte Capreo dove si trova la famosissima grande croce fatta montare da un PAPA del passato. Dopo il caratteristico passaggio dentro il bosco arrivati alla sella già mi emoziono perché nonostante un po di foschia si vede il Mar Tirrendo e la sagoma del Monte Circeo. Non è da tutti camminare sulla neve da una parte e vedere il mare così da vicino. E poi anche le Isole Pontine. Insomma un vero regalo cercato e voluto anche se la discesa per il ritorno alla macchina sarà molto duro perché si dovranno fare 4 Km di sterrata e 3 Km di provinciale ma non importa quelle che abbiamo visto Ti ricompensa della fatica.
La croce del monte Capreo. Un monumento costruito per volontà di Leone XIII.L’oggetto della ricerca è stata l’istallazione verso la fine del lungo pontificato diLeone XIII, di numerose croci monumentali in diverse vette d’Italia. Questa Attività didattica incontra due importanti anniversari: il Bicentenario della nascita di Leone XIII ed il 150° dell’Unità d’Italia. Particolarmente significativa a questo proposito è la lettera del Presidente della Repubblica, indirizzata ai ragazzi, che sostiene ed incoraggia l’iniziativa facendo esplicito riferimento ai monumenti e agli itinerari valorizzati dal progetto in questione.
Per ciò che riguarda la croce monumentale di Carpineto Romano, eretta sul monte Capreo a 1478 m. slm per celebrare il Giubileo del 1900, si può senza alcun dubbio sostenere che rappresenta per la comunità, oltre che un segno dalla profonda valenza religiosa, un aspetto fortemente identificativo del paesaggio Lepino. Come è stato riportato nella presente pubblicazione già dal 1651 erano state poste tre croci sul monte Capreo, una delle vette che soleva scalare il giovane Vincenzo Gioacchino Pecci e che ancora oggi porta il suo nome (punta Leone XIII), a testimonianza della profonda spiritualità di questa antica comunità. Ricordo ancora lo sgomento tra i cittadini quando alla fine degli anni novanta la croce del Capreo gravemente lesionata nelle sue fondamenta e nella parte metallica, precipitò rovinosamente a terra. Quel simbolo, che si ergeva con uno stacco di più di 1000 metri d’altezza dal centro abitato, adornato da un suggestivo scenario naturale, caratterizzato da una vasta foresta di castagni, di carpini fino ad arrivare alla sommità dove svettano i secolari faggi, era scomparso dall’orizzonte. Grazie ad un tempestivo intervento di restauro la croce tornò al suo originario splendore continuando a dominare dall’alto l’intero territorio lepino, così come volle il Papa delle “cose nuove”. Inaugurata il 29 Agosto 1901, portando alla luce preziose notizie inedite che fanno parte della memoria storica.
Le prime tre croci sul monte Capreo Il Monte Capreo da sempre è stato un luogo di culto per i carpinetani, infatti sappiamo che già nel 1651 vi erano tre croci: “1651. Furono messe le tre croci nella metà del Monte Capreo. Nella Croce di mezzo oltre le benedizioni particolari fu adornata delle reliquie dei SS. Vittorio, Felice, Fortunato e Fulgenzio: fu levata dal convento di S. Pietro e portata in detto monte processionalmente. Furono suonate tutte le campane e sparate monte archibugiate per allegrezza e nella montagna e nella terra. Dopo l’elevazione di detta croce non si è più patito di grandine”. Attorno alla metà dell’800, il futuro Papa, in una delle sue ultime visite a Carpineto, si era recato sulla vetta del Capreo.
Notizia che viene confermata anche da un’altra fonte, che ci parla delle 3 croci e dei danni subiti: “Dopo godutosi lo stupendo spettacolo, si accorse che una delle tre croci di faggio ivi piantate da tempo immemorabile era stata rovesciata e frantumata dal fulmine. Appena tornato nel paese, eccitò i suoi compaesani a collocare sul Capreo una nuova croce; senza por tempo in mezzo, il canonico Gavillucci, suo primo maestro, si recò con altri preti e secolari, e adempì al suo voto”.
L’operazione fu conclusa nel 1864, quando sappiamo che le tre croci furono benedette: “1864. Benedette le tre croci nuove, essendo state atterrate quelle collocate alla cima del monte Capreo dagli avi nostri” .Queste tre croci furono sostituite dalla croce attuale, i cui lavori terminarono nel 1901: "Fu pure per aderire ad un suo desiderio che, il 29 agosto 1901, vi venne eretta la gran croce che domina la intera regione”.
La croce sul monte Capreo fu inaugurata il 29 agosto dell’estate del 1901, ma il suo progetto cominciò a prendere corpo nel 1896, quando a Fiesole si riunì il XIV° Congresso Cattolico Italiano. La croce fu costruita per volontà di Papa Leone XIII, che vedeva in quel simbolo e nei monumenti al Redentore il segno dell’Alleanza con Cristo e la celebrazione di venti secoli di Cristianesimo. A Fiesole si decise di consacrare 19 monti per la costruzione delle croci e il nipote del Papa, conte Ludovico Pecci, propose di inserire nell’elenco anche il monte Capreo.
“Fatta la scelta delle venti montagne, da ognuna di esse fu cavata una pietra e tutte insieme furono utilizzate per la chiusura della Porta Santa della Basilica Vaticana nell’anno Santo 1900. Su ognuna fu incisa una scritta, che Leone XIII volle personalmente controllare. La pietra proveniente da Monte Altino di Maranola recava questa epigrafe: Monte Altino Lapis Desectus S. Ianuae Observandae An. Iubil. MCM” ossia: Pietra estratta da Monte Altino per la Porta Santa anno Giubilare 1900”
Per la sua costruzione vennero istituiti Comitati e sottocomitati locali con il compito di raccogliere fondi e si scelse la punta Leone XIII del monte Capreo, la terza vetta per altezza dei monti Lepini con i suoi 1468 m.
La croce, in lamina di ferro, pesa 38 quintali, al centro c’è una raggiera in alluminio di 4 m di diametro. Dalla pergamena, posta nella prima pietra del basamento della croce, sappiamo che era: “l’anno santo 1900, ventesimo terzo del Pontificato dì Leone XIII… è stata posta la prima pietra di questo monumento alla Croce dal Conte Ludovico Pecci…L’iniziatore di questo monumento fu l’ eccellentissimo Sig. Conte Lodovico Pecci, che aprì una sottoscrizione alla quale concorse SS. Leone XIII con una cospicua somma. II Duca Giuseppe de Loubat, ed i carpinetani colle loro offerte…Seguono le firme dei presenti a questa funzione. Conte e Contessa Lodovico e Vittoria Pecci, Cav. Pio Centra, primo aiutante di camera di Sua Santità ,Costantino Luciani Bizzarri, sindaco di Carpineto”