Finalmente al quarto tentativo in un anno sono riuscito a raggiungere la penultima Cima dell’Appennino Centrale che mi mancava per finire tutte quelle del Centro Italia. Ora manca solo Cima delle Mandrelle sulla Majella detta anche Cima Sala del Monaco.
Avevo provato già 3 volte questa montagna ad Aprile 2015, in Ottobre 2015 e pure a Febbraio 2016 ma il meteo sempre contrario non mi aveva mai permesso di arrivare sopra in quanto per raggiungere la sua sommità bisogna fare una deviazione rispetto alla cresta per scendere e poi risalire anche 300 metri di dislivello.
Questa volta c’erano tutte le condizioni giuste in quanto il Meteo sembrava finalmente stabile e peraltro decidevo di raggiungerla tramite un percorso sostanzialmente nuovo in quanto avevo fatto lo stesso in pieno inverno con tanta neve a Dicembre 2013 quindi per me era comunque tutto nuovo.
Ripercorrere lo stesso sentiero in condizioni completamente diverse è stato veramente particolare. Come sappiamo cambia completamente tutto. Neanche sapevo che in Primavera tutti quei fossi grandiosi incontrati sarebbero stati percorsi da fiumi e ruscelli. Questo è il bello della montagna vissuta in tutte le stagioni.
Come spesso succede anche questa volta il mio caro compagno di tante avventure è Mirko Pastore al quale si sono aggiunti questa volta anche Fabio Bertoldi e Gianpiero Tarquini con cui avevo vissuto proprio un paio di mesi prima la fantastica salita sul Miletto versante Campano dal Lago del Matese una giornata veramente indimenticabile per le condizioni di innevamento incontrate in quella occasione.
Il mio nuovo compagno di avventura Luca Flamini da Terni mi aveva promesso di venire in questa occasione e nonostante la notte prima aveva fatto tardi per festeggiare il Suo compleanno puntuale alle 8.30 era all’appuntamento al paese di Sant’Angelo proprio sotto il Pizzo di Sevo per prendere poi la carrozzabile per Macchie Piane punto di partenza.
Il viaggio in auto da Roma era stato allietato dalla presenza del mio caro compagno di scuola (Ginnasio-Liceo e Università) Pietro Negri che ci aveva chiesto un passaggio in auto visto che la sua grande passione per la montagna e la natura lo ha visto protagonista nel ristrutturare un grande Casale proprio in questo paese realizzando un vero e proprio BeB sotto le montagne dei Monti della Laga.
Puntuali sulla tabella di marcia partiamo seguendo l’itinerario indicato nell’incipit di questa ascesa.
Erano la bellezza di 50 giorni che non andavo in montagna in quanto ho purtroppo un problema di una certa gravità al ginocchio destro che ogni tanto cerco di curare ma ho capito che purtroppo non c’è niente da fare oramai è stato usurato da tanto sport e soprattutto da discorso genetico sulle mie giunture che non mi ha aiutato e non mi aiuterà anche in futuro.
Ma ovviamente io non mi arrendo e finché avrò la forza fisica e psicologica vivrò le mie montagne che mi danno una carica di vita che nulla mi può offrire.
Le prime 2 ore soffro un poco in quanto il ginocchio mi da alquanto fastidio poi fortunatamente si assesta e riesco a salire con meno sofferenza rendendo la salita molto più piacevole.
La prima parte della salita è allietata da una serie di ruscelli a cascata che solo la Laga può offrire in questa stagione.
Man mano che salgo i ruscelli si trasformano in Torrenti che formano delle cascate piene di rivoli di acqua scorrono impetuosi.
Non volendolo mi stacco dal gruppo ma forse è meglio così in quanto una parte voleva raggiungere anche altre 2 Cime che io avevo già fatto più di una volta come Le Vene e Macera della Morte.
Per questo motivo soprattutto per il mio ginocchio è meglio in quanto percorrerò meno chilometri.
Mi tengo molto più in alto rispetto a loro e dopo aver guadato un vero e proprio fiume nel punto più accessibile e meno pericoloso passato il Fosso di San Lorenzo mi dirigo quasi dritto per dritto verso la Sella che divide Le Vene dal Il Pizzitello.
Oramai ci sono stato talmente tante volte su questo versante di montagna che riconosco a memoria tutti i punti.
Mi preoccupo un poco del fatto che mi sono separato dagli altri senza avvertirli perché penso che si possono preoccupare per me motivo per cui cerco di fare delle telefonate a tutti i cellulari dei compagni per avvertirli ma le linee non sono irraggiungibili.
Solo sulla cresta riesco a parlare con Luca che però era l’unico a cui avevo accennato che il mio giro sarebbe stato più corto senza passare per le altre Cime che aveva quindi avvertito gli altri.
Mi sdraio a terra in attesa che Luca mi raggiunga in quanto anche Lui non voleva fare il giro lunghissimo.
Faccio delle belle foto con la neve che nonostante Maggio inoltrato ancora imperversano sulle creste e da lontano scorgo Luca.
E’ divertente vedere la sagoma di una persona in lontananza che cammina. Come un puntino piano piano assume sempre più le sembianze di un umano. Finalmente mi raggiunge ma la cosa più bella doveva ancora venire.
Dopo pochissimo vediamo da lontano un'altra figura che sale.
E’ sempre una bella sorpresa incontrare qualcuno in questi posti dove l’umano è raro.
La cosa ancora più bella è che da lontano si riesce a vedere che è una persona di sesso femminile e peraltro in solitaria.
Chi potrebbe essere ?
Inizio nella mia mente a formulare diverse ipotesi poiché conosco molte persone e spesso il caso vuole che in montagna faccio gli incontri più incredibili con persone che non vedo da tantissimo tempo e che sembra il destino voglia farmeli incontrare proprio in montagna come se ci fossimo dati un appuntamento in questi luoghi bellissimi.
E come sempre avviene proprio questo.
La bionda vestita di nero è la fortissima Rita Stutz di Rieti che dalla Svizzera con furore anche lei ha intrapreso il progetto del Club 2000m.
Già una volta avevo deciso di salire con lei in montagna ma ho visto che Lei preferisce le solitarie infatti è chiamata “ La Regina delle Solitarie “.
Finalmente si avverava questa possibilità.
Un grande abbraccio e via tanti racconti insieme anche di natura personale che sugellano una affinità fra veri montanari.
Nel frattempo foto insieme e ci raggiungono anche gli altri per salire insieme sulla meta principale di molti l’oramai famigerato Monte di Mezzo del Sevo che costringe tutti a scendere per poi risalire ma è l’unico punto per farlo altrimenti solo a livello alpinistico dalla Piana dei Cavalieri.
Sulla Cima con tanto amore riscostruiamo un bellissimo e grande ometto di pietra infilando anche un bastone che mi ero portato da valle per questo inverno attaccando sopra anche delle belle bandierine tibetane.
Può esserci una Croce, un bastone, un ometto di pietra oppure delle bandierine tibetane il tutto per aiutare l’identificazione della Cima d’inverno cosa molto più difficile per chi non usa il GPS.
Dopo essermi rifocillato si riparte per l’ultimo strappo finale rappresentato dalla Grossa Croce di Pizzo di Sevo.
Bellissime le cornici ancora rimaste sulla cresta finale che ci offrono la possibilità di fare belle foto.
Non rimane che fare la foto di rito sopra il punto più alto di quella parte della Laga con panorama sempre unico.
Rimango stupito che il basamento della Croce sembra sia stato segato volontariamente da qualcuno che non gradisce qualcosa di cui non riesco a capire il vero significato. Non è distruggendo qualcosa che è stato fatto da qualcuno con molti sacrifici che si afferma la propria esistenza. Ma questo ovviamente è un pensiero mio.
A questo punto via per la discesa diretta verso Macchie Piane. Discesa su neve molto piacevole perché veloce su roccia e erba molto più antipatica e lunga anche perché sono da scendere sui 1000 metri di dislivello. Povero mio ginocchio.
Ciliegina sulla torta di questa giornata un altro incontro incredibile. Verso la fine della discesa sento qualcuno correre in discesa verso di me. Mi chiama e chi trovo ? Il grande MARTINEZ lo spagnolo montanaro trapiantato in Italia per lavoro che appena può sale sulle nostre montagne. Anche lui ha aderito al Progetto del Club 2000m.
Da molti anni lo seguo e di sfuggita ero riuscito a conoscerlo nella Serata Sociale che avevo organizzato a Rosciolo dei Marsi ma avevamo parlato molto poco. Ci scambiamo molti bei pensieri ma lui non si può trattenere con Noi come sempre scappa verso altri lidi di lavoro e di piacere.
Insomma che voglio di più dalla vita.
Non rimane che permettere alla nostra Svizzera Rita di raggiungere la macchina che aveva lasciato lontanissimo dall’altra parte della catena montuosa nienepopodimenoche sotto il Monte Comunitore.
Ci aspetta un lungo viaggio su asfalto alla base della valle di questa montagna per poi tentare di fare 8 Km di sterrata difficile per la macchina che aveva affittato Mirko per l’occasione.
Infatti a metà percorso dobbiamo rinunciare perché il fondo sterrato è troppo sterrato per una auto normale e decidiamo di andare a piedi.
Fortunatamente un locale con grossa Jeep sta scendendo e con una gentilezza infinita decide di aiutarci a riprendere la macchina che era rimasta sopra.
Questa volta ci è andata bene. Oramai si sta facendo buio.
Io mi sono alzato alle 4.30 e la cena tutti insieme non è altro che il compenso di una giornata veramente dura sia per la montagna fatta che per il vari viaggi fatti in auto per la risoluzione delle problematiche di recupero auto.
Luca Flamini ci aveva lasciato per problemi familiari.
Su un bel tavolo ad Amatrice una amatriciana e una gricia ci ricompensano delle fatiche ma la cosa più bella e inaspettata (forse non per me che ho imparato a conoscere Rita più degli altri) è che la nostra Italo-Svizzera Rita Stutz per ringraziarci di tutto l’impegno messo per aiutarla a recuperare la Sua auto ci offre la Cena.
Un gesto che non si dimentica ma che dimostra come anche i Montanari sono dei Veri Signori.
Grazie ancora Rita.
Un abbraccio a tutti per questa giornata come sempre unica.
Dimenticavo.
Ovviamente sono tornato a casa all’Una di notte o di mattina fate un po voi.